To compose the opening piece of a symphonic concert is an art on its own. Difficult. In a few minutes, sometimes even in a few seconds, one can affect the atmosphere of an entire evening. Therefore, if one takes the commission to compose an opening piece seriously, he does better have very clear ideas how to do it.

In this case, I was lucky. I got an intuition, very clear for me. My Cinque modi per aprire un concerto (Five ways to open a concert) was composed in the spring of 2021, when the unfolding of the vaccination campaign against COVID-19 began to offer some optimism to a world badly hit by the pandemic. The piece is born out of a precise thought: we cannot get back to our lives if we do not reopen the concert halls, which in many countries had been closed for so long. And this, because every concert hall, when the public takes a seat in front of an orchestra, is a spectacular window into the world. When this window opens, when air and light flow in– i.e., when music makes its entrance upon the stage – then, at this precise moment, life arrives.

But after having repressed the desire for so long, after all the lockdowns, to have only one window seemed too little to me. Therefore, I had this crazy idea to start a concert by opening not one, but five windows, one after the other. Five windows in eight minutes.

The first one lets in some fresh air, full of energy and rhythm (perhaps even with a touch of jazz and rock), a very bright light. The second is a window opened at dawn, with the sun coming in little by little, and perhaps we are near to the sea, because some seagulls can be heard… The third is a mysterious window, a bit magical, nocturnal; I even perceive the steps of some odd dancing creatures. The fourth brings the sound of a well-organized, orderly, almost military life, although there is someone there, who has rather personal and cheeky ideas. The fifth window is the one I like best, because it brings a big collective dance, a waltz, into the concert hall. It begins almost furtively, but, in the end, it involves the entire orchestra. And this is precisely how I like to imagine the way we will get back to our lives: by hugging each other and by being together.

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Inventare un brano per l’inizio di un concerto sinfonico è un’arte. Difficile. In pochi minuti, qualche volta persino in pochi secondi, si può influenzare l’atmosfera di tutta la serata; e quindi, se si prende seriamente la commissione di “un brano di apertura”, bisogna avere le idee chiare.

In questo caso, grazie al cielo, ho avuto una intuizione. Per me, chiarissima. Il mio Cinque modi per aprire un concerto, composto nella primavera 2021, quando le vaccinazioni hanno cominciato a regalare un po’ di ottimismo al mondo colpito dalla pandemia, nasce infatti da un pensiero preciso: non possiamo tornare alla vita se non riapriamo le sale da concerto, che in molti paesi purtroppo sono state chiuse a lungo. Perché ogni sala da concerto, quando il pubblico si siede davanti a un’orchestra, è una spettacolare finestra sul mondo. E quando si spalanca questa finestra, quando entrano aria e luce – cioè, quando entra la musica –, arriva la vita.

Ma, dopo il desiderio compresso, dopo i lockdown, una sola finestra mi sembrava troppo poco. Così mi è venuta l’idea, un po’ folle, di aprire cinque finestre, una dopo l’altra, per far cominciare un concerto. Cinque finestre in otto minuti.

La prima fa entrare aria carica di energia, ritmo (anche un po’ jazz-rock, forse), luce intensa. La seconda è una finestra spalancata all’alba, con il sole che penetra nella stanza a poco a poco, e forse siamo vicini al mare perché si sentono anche dei gabbiani… La terza è una finestra misteriosa, un po’ magica, notturna, e mi sembra di ascoltare i passi di qualche creatura curiosa, che danza. La quarta porta il suono di una vita organizzata, regolare, quasi militare, dove però c’è qualcuno che ha idee molto personali, irriverenti. La quinta finestra è quella che mi piace di più, perché fa entrare in sala da concerto una grande danza collettiva, un valzer che comincia quasi di nascosto ma poi coinvolge l’intera orchestra; e così mi piace pensare che torneremo alla vita: abbracciandoci e stando insieme.

(Nicola Campogrande, 2021)